Sacrifici umani nell'antico Egitto

Sacrifici umani agli albori della storia Egizia: Nel 1935, nell'area di Saqqara, Emery scopre la tomba della madre del re Den, 5° della 1ª dinastia, la regina Marneit. La Tomba principale è circondata da altre tombe più piccole, appartenenti verosimilmente a Funzionari della corte, in mattoni crudi, ma è nella tomba principale che, per al prima volta, vengono attestati sacrifici umani.

Molti cadaveri, su cui non viene riscontrata alcuna traccia di violenza, vengono rinvenuti, disposti ordinatamente, nella sepoltura e la mancanza di lesioni fa supporre che possano essere stati uccisi in un luogo diverso, contro la loro volontà e forse con un veleno, e quindi deposti nella tomba. Analoghi sacrifici umani si rilevano, nello stesso periodo storico, nelle tombe reali mesopotamiche del cimitero di Uruk scavate da Wooley. In questo caso, però, i corpi, centinaia, si trovano là ove sono caduti ricostruendo quasi lo sviluppo del corteo funebre o le ultime posizioni di una sorta di festa funebre; i musicisti ancora stringono i propri strumenti, le guardie impugnano le loro armi… come se avessero continuato a svolgere le proprie attività mentre attendevano la morte. Ciò fa propendere, nel secondo caso, per una volontarietà dell'atto sacrificale che non si ritiene di poter riscontrare nel primo. Intanto una prima considerazione; chissà perché, parlando dell'Antico Egitto, c'è una qual forma di ritrosia a parlare di sacrifici umani quasi che l'alto grado di civiltà raggiunto rendesse esenti i nostri "eroi" da questa pratica che noi consideriamo "barbara". È altrettanto ovvio, però, che il metro da noi usato è quello di una presunta "civiltà" che ci vuole esenti da violenze gratuite come, appunto, riteniamo i sacrifici di altri esseri umani... poco importa se poi assistiamo a violenze ancor più gratuite che non hanno neanche la giustificazione, o l'alibi, di un atto religiosamente, e talvolta politicamente e sociologicamente, molto rilevante.

È di non molto tempo addietro (agli inizi del 2006) la notizia (fornita durante una conferenza da Donald Redford, della “Pennsylvania State University”, e riportata dal “Guardian”) del ritrovamento di quasi 40 corpi misteriosamente sepolti, alla rinfusa, in strati sottostanti gli scavi di un tempio risalente al regno di Ramses II, nell’area ove sorgeva l’antica città di Mendes.
Dall’evidenza archeologica, non è stato possibile risalire alle cause di morte, ma dal fatto che l’episodio, data la collocazione stratigrafica, potrebbe risalire anche alla tarda età dell’Antico Regno traggo perciò spunto per trattare di un argomento normalmente poco trattato, quello dei sacrifici umani nell’Antica Terra dei Faraoni.

Esisteva, dunque, questa tragica usanza nella Terra di Kemi? Ebbene si! Sia pure anticamente, in epoca predinastica (4500-3000 a.C.) ed è attestata anche nella 1ª Dinastia. Uno dei primi esempi noti, forse il più antico, è stato rinvenuto nell'antica Nekhen (oggi Edfu) dove, in un complesso funerario del periodo Naqada 2 (o Gerzeano dal 3600 al 3200), vennero rinvenuti quattro corpi (non mummificati giacché tale usanza verrà adottata successivamente) disposti in posizione fetale e privi di corredo funebre a volerne sottolineare l'umile origine. Che si tratti di un sacrificio umano è certo ed il fatto stesso che si tratti verosimilmente di servi, sta ad indicare che loro compito, nell'aldilà, sarebbe stato l'accudire il personaggio di più alto lignaggio con cui erano stati sepolti. {mosimage}Un altro complesso sepolcrale, nei pressi di Abydos, conferma tale ipotesi; qui i corpi sono sei, ed è ancor più evidente che la loro morte è stata causata in maniera violenta.Nel 2002, infatti, nel corso di rilievi per il reperimento del recinto del complesso funerario di Horus-Aha (uno dei primi re della I Dinastia, forse identificabile con lo stesso Menes Narmer tradizionalmente indicato come l’unificatore delle Due Terre) vennero rinvenute 6 tombe dotate, stavolta, di corredo funebre: tre donne, un uomo ed un bambino/a che indossava ben 25 braccialetti e collane di lapislazzuli. L’ultima tomba, almeno che io sappia, non è ancora stata scavata, ma le restanti sono la prova che sacrifici umani vennero compiuti in concomitanza con la morte di Aha.

Le sei tombe sono risultate tutte chiuse da un soffitto di legno, su cui poggiano mattoni di fango, su cui, ancora, poggia un pavimento di gesso che non reca tracce di giunture ad indicare, perciò, che esso venne realizzato in un'unica soluzione e non per aggiunte successive (come sarebbe successo se i decessi fossero avvenuti in tempi storici differenti).Per inciso, anche più in prossimità della sepoltura di Aha esistevano sepolture minori… scoperte nei primi del ‘900 da Sir Flinders Petrie, che le chiamò “Grande Cimitero dei Domestici”, queste erano ben 35 e presentavano caratteristiche identiche ma, all'epoca, pur ritenendo possibile il ricorso a sacrifici umani, il Petrie si limitò semplicemente ad accennare a tale teoria. Il ritrovamento, nel 1967 di 14 navi della lunghezza di 27 metri ciascuna, perfettamente atte a navigare e quindi non simulacri, aveva già accentuato l’idea dei sacrifici umani così come gli scheletri di alcuni giovani leoni: come aveva regnato sulla terra, il re doveva regnare nell’aldilà e per far questo doveva averne gli strumenti che comprendevano, ovviamente, navi per risalire il Nilo celeste (14), funzionari per governare (35), regine (3) per il proprio piacere e figli/e (1). E siamo giunti a fornire, spero, la risposta alla domanda: come vennero uccise tutte queste persone?
Sulle prime si ritenne che potessero essere state avvelenate, ma un esame anatomo-patologico sui teschi ha consentito di individuare quella che, verosimilmente, fu la causa di morte: in caso di strangolamento, infatti, l’aumento della pressione sanguigna può causare la rottura di cellule ematiche all'interno dei denti e tracce di tal genere sarebbero state rinvenute sui denti delle vittime. La pratica dei sacrifici umani, tuttavia, sembra non protrarsi a lungo nell’Antico Egitto.

Il successore di Aha, Djer, si circonderà di ben 369 tombe secondarie (300 nel recinto funerario e 69 nelle immediate vicinanze), praticamente l’intera corte, ma già con Kaa (ultimo re della I Dinastia del quale, tuttavia, è stata trovata la tomba, ma non ancora il recinto funerario) il numero dei sepolcri secondari scende a meno di 30. Una domanda sorge spontanea: le “vittime” erano consenzienti? Verosimilmente si, giacché il re defunto era, potremmo dire, il prototipo di quel che, nel Medio Regno, sarà poi il culto di Osiride, Dio dei morti. Ed era perciò proprio al re che spettava il potere di restituire la vita ai suoi sudditi più fedeli che lo avevano accompagnato nel suo viaggio nell’aldilà. Tanto importante ed imponente doveva essere la sepoltura di Djer, con i suoi 369 funzionari e servitori, che quando nel Medio Regno si affermò il culto di Osiride, mitico primo Re del paese e poi Dio dei Morti, i Sacerdoti cercarono nell’antica necropoli di Abydos la sua tomba e la identificarono proprio in quella di Djer che divenne, così, meta di pellegrinaggio annuale. La stessa disposizione dei corpi, infine, lascia intendere una sorta di consapevolezza del tragico (ai nostri occhi) atto finale; una compostezza, ad esempio, che non si trova negli identici sacrifici umani compiuti (2500 a.C. circa) in Mesopotamia, sempre per accompagnare re e regine nel loro viaggio ultraterreno, in cui la posizione dei corpi lascia intendere una sorta di estrema difesa.

Con la 2ª Dinastia la necropoli reale si sposterà di quasi 400 Km, a Saqqara, e qui sembra cessare l’usanza dei sacrifici umani quasi certamente non per motivi etici, che anzi doveva essere considerato un onore seguire il Re Dio nel suo viaggio, ma più probabilmente per motivi pratici e politici: gran parte di coloro che venivano “sacrificati”, o meglio coloro che accettavano di essere sacrificati, erano alti Funzionari di Governo ed è ipotizzabile che, data anche la grande capacità di qualcuno di questi, il successore abbia cominciato a comprendere che, ucciderli, sarebbe stato un inutile “spreco” di conoscenze ed esperienze. Si inizierà, perciò, verosimilmente ad “uccidere” nominalmente l’individuo, ovvero ad imporgli un nuovo nome alla morte del Re, e si proseguirà con quella che diventerà la caratteristica delle tombe egizie a noi note: la presenza degli ushabti, ovvero centinaia e centinaia di statuette rappresentanti servitori e funzionari del Re. Con la 3ª Dinastia sempre nella necropoli di Saqqara, nascerà il complesso funerario destinato a diventare il simbolo stesso dell’Egitto: la Piramide.

Testo a cura di Hotepibre
Per contattare l'autore: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Si veda il menu "pagine correlate" per altri articoli che trattano dei sacrifici umani nell'antico Egitto.

Stampa