Arte egizia del Nuovo Regno

L’epoca della XIII dinastia fu caratterizzata dall’avvicendarsi di governanti deboli, che regnarono ciascuno per pochissimo tempo (se ne contano circa 50 nell'arco di centoventi anni). Durante il cosiddetto "secondo periodo intermedio" (dalla XIV alla XVII dinastia) il paese fu nuovamente diviso. Gli hyksos, invasori stranieri originari dell'Asia occidentale, penetrarono in Egitto e ne divennero i signori. A loro si deve l'introduzione nella regione di nuove conoscenze tecnologiche, grazie alle quali la civiltà egizia poté di lì a poco tornare a svolgere un ruolo dominante nel Mediterraneo orientale.

L'arte egizia del Nuovo Regno

Arte nel nuovo regno
Arte nel nuovo regno
Nel XVI secolo a.C. da Tebe ripartì la lotta per la riunificazione, che portò alla cacciata degli occupanti hyksos e al ripristino di un unico potere regale. Il Nuovo Regno (1580-1085 a.C.), iniziato con la XVIII dinastia, rappresentò un periodo di grande ricchezza e potenza per l’Egitto; il commercio con l'estero si intensificò e si moltiplicarono le conquiste.

I re della XVIII, XIX e XX dinastia promossero grandemente l'architettura religiosa. Riportata la capitale a Tebe, il dio locale Ammone divenne la principale divinità egizia. Quasi tutti i faraoni del Nuovo Regno commissionarono nuovi templi e costruzioni a Karnak, centro del culto di Ammone, contribuendo così a creare uno dei più imponenti complessi religiosi della storia. Grandiosi portali, cortili colonnati e sale sorrette da colonne polimorfe, decorate con obelischi e statue, erano sfarzosa testimonianza del potere del re e dello Stato. Sulla riva sinistra del Nilo, nei pressi della necropoli di Tebe, sorsero numerosi templi per il culto dei defunti. Durante il Nuovo Regno le spoglie dei faraoni vennero deposte nelle tombe scavate nella roccia dell'arida Valle dei Re; all’ingresso della valle sorgevano vari edifici religiosi, tra cui si distingue il tempio funerario (1478 ca. a.C.) della regina Hatshepsut a Dayr el-Bahri. Costruito dall'architetto reale Senemut e collocato sulle alte sponde del Nilo nei pressi del tempio di Mentuhotep II, faraone dell'XI dinastia, era una struttura terrazzata dotata di numerosi altari e ornata di rilievi che illustravano le imprese di Hatshepsut. Altri faraoni vollero costruire i propri templi più in basso, sui terreni coltivati. Diverse tombe furono scavate nelle pendici rocciose della Valle dei Re, nel tentativo – non sempre riuscito – di celare le sepolture reali. I lunghi e ripidi corridoi, le scale e le camere funerarie erano decorati con bassorilievi e affrescati con scene ispirate a testi religiosi (vedi Letteratura egizia): tali immagini dovevano proteggere e aiutare lo spirito nella nuova vita. Il faraone della XIX dinastia Ramesse II fece edificare il gigantesco tempio rupestre di Abu Simbel in Nubia, nel sud del paese, addossato alla montagna e presidiato da quattro colossali statue del re. Tra il 1963 e il 1972, per impedire che tali superbi resti dell’antica civiltà egizia venissero sommersi dalle acque raccolte dalla nuova diga di Assuan, si smontò l’intero complesso e lo si ricostruì a una quota superiore. Come nelle epoche precedenti, anche nel Nuovo Regno le dimore comuni e i palazzi dei nobili erano in adobe. I reperti conservati rivelano che le case aristocratiche si articolavano in più stanze, con pavimenti, mura e soffitti dipinti. Gli esponenti dei ceti benestanti abitavano sovente in piccole tenute, con edifici residenziali e altri di servizio, circondate da un recinto. Si sono scoperti anche resti di modeste abitazioni comuni, raggruppate in villaggi del tutto simili a quelli dell'Egitto moderno.

Durante il Nuovo Regno la scultura raggiunse altissimi livelli di precisione tecnica e qualità artistica. La severa stilizzazione dell'Antico Regno e il realismo del Medio Regno furono abbandonati a favore di uno stile raffinato, di tono nobile e sostenuto, e al contempo attento alla delicatezza dei dettagli e alla grazia della linea. Inaugurato durante i regni di Hatshepsut e Tutmosi III, questo stile raggiunse la piena maturità all'epoca di Amenofi III, che diede inizio ai lavori per il tempio di Luxor. L'arte del periodo di Akhenaton, figlio di Amenofi III, riflette i cambiamenti nella religione ufficiale voluti dal faraone: unico dio degno di venerazione, e di conseguenza di rappresentazione artistica, era adesso Aton, il sole. Akhenaton favorì un’arte realistica e dapprincipio in certe manifestazioni perfino caricaturale, che si sviluppò tuttavia nel tempo in forme più eleganti, conservando una forte carica espressiva. Ne è esempio il famoso busto in calcare dipinto (1365 ca. a.C., Staatliche Museen, Berlino), ritratto di Nefertiti, la regina sposa di Akhenaton.

Se gli edifici religiosi erano ornati soprattutto con elaborati ed estesi bassorilievi, durante il Nuovo Regno la decorazione delle tombe private fu affidata principalmente alla pittura. I resti di affreschi rinvenuti nella necropoli di Tebe, riproducenti scene della vita del tempo, costituiscono una ricca fonte di informazioni sul graduale mutamento della tradizione pittorica. Rispetto alla scultura, si nota una maggiore libertà rappresentativa e un più consapevole realismo, sia nella resa delle espressioni e delle fisionomie dei soggetti, sia nella raffigurazione delle molteplici attività economiche, commerciali e artigianali (notevole la descrizione dei vivaci empori fluviali e delle botteghe dei villaggi). Anche i riti funebri erano illustrati nei minimi dettagli, dalla processione alla cerimonia della deposizione della tomba. Uno dei motivi caratteristici delle pitture tombali tebane, i cui primi esempi risalgono ancora all'Antico Regno, è la rappresentazione del defunto nell'atto di cacciare e pescare tra i papiri, passatempi ai quali lo spirito avrebbe potuto dedicarsi nell'eternità.

Le arti decorative del Nuovo Regno conobbero uno sviluppo qualitativo analogo a quello della scultura e della pittura. Gli oggetti di uso comune destinati alla corte del faraone e alla nobiltà erano di raffinata fattura, come testimonia il corredo funerario ritrovato nella tomba di Tutankhamon nel 1922: notevoli i pezzi realizzati con materiali preziosi magistralmente combinati, alabastro, ebano, oro, avorio e pietre dure. Anche la ceramica del Nuovo Regno rivela grande perizia tecnica e cura nella decorazione, segnando l’affermarsi di uno stile basato sull’uso di colori brillanti e sulla predilezione per i motivi floreali.