Arte d'Egitto: dal Cairo al deserto

Tutankhamon
Tutankhamon
Tolta la maschera, è caduto il mistero della sua scomparsa. Tutankhamon, morto a soli 19 anni nel 1323 a.C., aveva contratto la malaria, e il suo corpo gracile non seppe sviluppare i necessari anticorpi. L'esito degli esami sulla mummia del faraone non hanno cancellato però l'aura mistica che lo riguarda e che accompagna il viaggio nell'Egitto classico.

Il primo incontro con Tutankhamon si ha al Museo del Cairo, dove si ammirano la maschera funeraria e il trono in oro massiccio, oltre ai vasi canopi. Prossima tappa il Museo Copto, gioiello dell'area intorno alla stazione Mar Girgis, laddove si trovava un tempo il letto del Nilo: qui sono stati sistemati tutti quegli oggetti devozionali che testimoniano il passaggio dai culti pagani al cristianesimo, e ancora tessuti, bibbie, manoscritti e icone del Sei e Settecento. Le chiese da visitare in quest'area sono tante: la Sospesa, ovvero la Chiesa della Vergine Maria, che poggia su torri romane e custodisce pannelli lignei intarsiati di ambra; la Chiesa di San Sergio, risalente al V secolo, e innalzata nella cripta in cui la Sacra Famiglia avrebbe trovato riparo durante la fuga in Egitto; e la Chiesa di Santa Barbara. Dopo aver acquistato pane cerimoniale e icone sacre, si può proseguire il giro nella Cairo copta per visitare la Sinagoga di Ben Ezra col pozzo sacro dei documenti gettati nei secoli dagli ebrei, e la Moschea di Amr ibn al-As.

DAL CAIRO ALLE PIRAMIDI

I sobborghi sudoccidentali del Cairo si stanno avvicinando sempre di più, ma arrivare all'alba nella Giza lungo Sharia al-Ahram resta un'esperienza unica: si staglia per prima all'orizzonte la Grande Piramide di Cheope formata da oltre due miliardi di blocchi calcarei. Attraverso i suoi strettissimi corridoi si accede alla camera della regina e alla camera funeraria principale. Nella pancia di questa piramide, alta poco più di 147 metri, furono rinvenuti 1224 pezzi di legno di cedro che, rinsaldati fra loro, hanno consentito di ricostruire quella Barca Solare, esposta nell'omonimo museo, che probabilmente fu usata per trasportare il corpo del faraone Cheope da Menfi lungo il Nilo. Accanto, si innalza la Piramide di Chefren, ancora rivestita sulla punta da lastre di calcare bianco. La più piccola, ma non meno affascinante, è quella di Micerino. Gigantesca, quasi fiabesca, appare invece sfinge, risalente al regno di Chefren, rappresentato appunto con il corpo leonino simbolo della severità della legge e il volto cinto dal nemes, tipico copricapo dei faraoni. Nei secoli gli fu aggiunta una barba posticcia, ora conservata al British Museum. Poco più a sud di Giza, nel sito di Abu Sir, da sempre scrigno di antichissimi papiri scritti in ieratico, sorgono su di un promontorio sabbioso le piramidi di Sahura, Neferirkara e Niuserra, meno imponenti, ma assai scenografiche di quelle della vicina Giza.

Poco distante da Minya, 250 chilometri a sud del Cairo, c'è il più grande sepolcreto del pianeta, Zawiyet el-Mayyiteen, la Città dei Morti. Impressionante la vista dall'alto delle migliaia di cupole in argilla: sino a poco tempo fa i defunti vi venivano accompagnati con una feluca che solcava il Nilo. Sulla sponda est sorge invece la necropoli di Beni Hasan, che merita una visita per le tombe rupestri di età faraonica. In quella di Baqet, i lottatori sono ritratti in ben 200 differenti pose. Nulla di paragonabile, comunque, alla bellezza che caratterizzava le tombe di Akhenaton, faraone eretico e ribelle, e della moglie Nefertiti, scoperte nel 1890 ad Amarna, e di cui oggi restano solo le colossali colonne e i raffinati bassorilievi della Tomba di Ay. Arrivati a Luxor, si può prendere un caléche per farsi accompagnare lungo il viale delle Sfingi, sino al tempio fatto erigere da Amenhotep III, col suo grande colonnato processionale alto quasi 20 metri. I bassorilievi incantano: processione di barche sacre, tori sacrificali, sacerdoti dal cranio rasato sembrano figure vive. Il Cortile Solare di Amenhotep III è tutto lastricato e delimitato da un fine porticato, ma la grandiosità del tempio era determinata dal gran numero di statue che lo adornavano, ora custodite nel Museo di Luxor. Sul lungofiume, invece, sorge il Museo dell'Imbalsamazione in cui sono esposte decine di mummie, tra le quali quella del sommo sacerdote Masaharta, e dove si possono apprendere le tecniche usate per conservare i corpi avvolgendoli con bende di lino. Anche se in rovina, impressiona il vicino sito di Karnak coi suoi tre recinti sacri dedicati alla triade tebana Amon, Mut e Khonsu. Poi la Grande Sala Ipostila, i colossi di Ramsess II, le sfingi a testa di ariete, nonché gli obelischi di Hatshepsut, testimoniano la grandiosità di questa autentica dimora degli dei voluta dai faraoni raffigurati, durante le loro imprese, nei rilievi parietali affacciati sul Lago Sacro. E divine sembrano le gigantesche statue di 18 metri dette Colossi di Memnone, sulla strada verso l'antica Tebe, anche se in realtà sono immense statue del faraone Amenhotep III.