La medicina dell’Antico Egitto

L’altro settore scientifico per il quale ci son giunti numerosi testi — ben studiati e ben pubblicati — è quello della medicina. La guarigione delle malattie è, in verità, strettamente collegata con il mondo della religione e della magia: si ha fede negli dèi guaritori (Imhotep, Amenhotep figlio di Hapu) e anche sovrani, in caso di malattia, ricorrono all’intervento soprannaturale: si pensi ad Amenhotep III che, ammalatosi, domanda al sovrano di Babilonia che gli venga inviata in Egitto la statua della dea Ishtar (come sappiamo dalla lettera che accompagnava l’invio della statua miracolosa). La mescolanza, nei testi «medici», di formule magiche e di ricette confermate nel loro potere dalla magia, è molto indicativa per comprendere come fosse ambiguo il confine tra medicina e magia.

I medici egiziani erano sotto la protezione di divinità come la dea-scorpione Serqet e Neit di Sais. A Sais c’era, collegata con il tempio, una delle scuole di medicina più importanti, ancor vivace all’epoca persiana e per la quale Dario I ebbe attenzioni particolari. Fra i testi «medici» il Papiro Edwin Smith (ora alla New York Academy of Medicine), giuntoci in copia del Nuovo Regno ma la cui redazione risale probabilmente all’Antico, presenta tutta una casistica chirurgica, con la descrizione del caso, dei sintomi e una diagnosi. Ecco una ferita alla tempia, che il medico può giudicare guaribile:

“Trattamento di qualcuno che ha la tempia perforata: se devi curare un uomo la cui tempia ferita è perforata, esamina la sua ferita. Digli: - Gira la testa indietro -. Se soffre un po’ all’occhio mentre gira il collo e l’occhio è iniettato di sangue dal lato della ferita, dì: “Ecco un uomo la cui tempia è perforata e che soffre di rigidezza al collo. È una malattia che io posso guarire”. Fallo riposare finché la fase acuta del suo male non sia passata; mettigli delle compresse di grasso e di miele fintantoché non sia sollevato.

In un altro caso, previsto ancora dal Papiro Edwin Smith — di seguito al precedente —, l’opera del medico deve venir dichiarata inutile, e inguaribile la ferita: “Trattamento di qualcuno che ha la tempia ferita, con l’osso intaccato e l’osso temporale perforato: Se devi curare un uomo che ha la tempia ferita con l’osso intaccato e la perforazione dell’osso temporale, i cui occhi sono iniettati di sangue e che perde sangue dalle narici a goccia a goccia; se, quando posi le dita sui bordi della ferita freme a lungo, se, quando l’interroghi su cosa sente, non ti parla, ma lacrime abbondanti scendono dai suoi occhi, e porta frequentemente la mano al viso e si asciuga incoscientemente gli occhi con il dorso della mano come fa un bambino, dì: "Ecco un uomo ferito alla tempia con l’osso intaccato e perforazione dell’osso temporale. Gli esce sangue dal naso, soffre di rigidezza nel collo e non può parlare. È una malattia che non posso guarire".. Quando trovi quest’uomo incapace di parlare, ciò che gli da sollievo è metterlo seduto. Ungi di grasso la sua testa, mettigli dell’unguento nelle orecchie.

Nel Papiro Ebers, che è il più ricco, ci sono diagnosi e ricette per un gran numero di malattie, ricette di bellezza e d’igiene, formule per la fabbricazione di ricette e per la tecnica d’inalazione. Uno dei papiri provenienti da Kahun, nel Fayum, è un trattato di veterinaria, diagnosi delle malattie di uccelli, di pesci, di cani e di bovini.

Un altro papiro della stessa provenienza (e come il precedente arrivato in una copia del Medio Regno) contiene parte di un trattato sulle malattie muliebri. Fra queste, sono due ricette che mostrano l’esistenza di una pratica di controllo delle nascite: una ricetta è a base di sterco di coccodrillo, l’altra di miele con salnitro. Anche fra le ricette del Papiro Ebers, sopra citato, una ricetta che prevede una compressa imbevuta di certe sostanze mescolate a miele, ha il titolo: ‘Fare che una donna cessi d’essere incinta durante un anno, due anni o tre anni’. Allo stesso scopo anticoncezionale un altro papiro medico (Papiro Berlin 3038) prevede una fumigazione oltre a un rimedio che dev’essere preso per bocca, per quattro mattine di seguito.

Se non scienziati, insomma, i medici egiziani (le cui conoscenze anatomiche erano assai limitate: infatti, nella mummificazione, i corpi non venivano sezionati, nel senso moderno, ma solo aperti svuotati) sono stati dei buoni “pratici” e il loro mestiere molto diffuso. Dice Erodoto (Storie, II, 84): “La medicina è suddivisa in Egitto in questa maniera: ogni medico cura una sola malattia, non numerose. Tutto è pieno di medici: gli uni sono medici per gli occhi, altri per la testa, per i denti, per l’addome, per le malattie di localizzazione incerta.

Dalla Preistoria all'Antico Egitto - Repubblica
Argomento: riassunto sulle conoscenze mediche degli antichi egizi