La scoperta della vera mummia di Hatshepsut

Quando, alla fine dell'Ottocento, le scavatrici sgombrarono dai detriti il tempio semisepolto, iniziarono a fiorire gli interrogativi: che tipo di sovrana era stata Hatshepsut? La risposta sembrò ovvia ad alcuni egittologi pronti a sposare l'idea che Thutmose III avesse profanato la sua memoria per , vendicarsi della spudoratezza con cui Hatshepsut gli aveva usurpato il trono.

Hatshepsut
Hatshepsut
William C. Hayes, il curatore della sezione di arte egizia del Metropolitan Museum of Art, che fu uno dei direttori degli scavi a Deir el Bahri negli anni Venti e Trenta, scrisse nel1953: “Non ci volle molto [ … ] perché questa donna vanesia, ambiziosa e priva di scrupoli mostrasse finalmente il suo vero volto”. Ma negli anni Sessanta, quando furono scoperte alcune testimonianze da cui si evinceva che la messa al bando della donna faraone era iniziata almeno vent'anni dopo la sua morte, la soap opera del figliastro irruento che si vendicava della matrigna senza scrupoli si rivelò infondata. Venne avanzata allora un'ipotesi più logica, secondo cui Thutmose III poteva aver avuto bisogno di rafforzare la legittimità della successione al trono di suo figlio Amenhotep II per contrastare le pretese di altri membri della famiglia. E Hatshepsut, disprezzata un tempo per la sua feroce ambizione, è oggi ammirata per le sue capacità politiche.

«Non ci è dato sapere che persona fosse Hatshepsut nella realtà», si rammarica l'archeologa Catharine Roehrig. «Regnò vent'anni perché era capace. A mio parere fu una persona molto astuta, in grado di mettere gli uni contro gli altri senza ucciderli e senza farsi uccidere».

Circa vent'anni dopo la riscoperta della tomba KV60 a opera di Donald Ryan, Zahi Hawass chiese ai curatori del Museo Egizio del Cairo di radunare tutte le mummie di sesso femminile della XVIII dinastia non ancora identificate che avessero caratteristiche regali, compresi i due corpi (l'uno magro, l'altro grasso) rinvenuti nella KV60. La mummia magra fu recuperata dal deposito all'ultimo piano del museo; quella grassa, la KV60, rimasta nella tomba in cui era stata scoperta, arrivò al museo direttamente dalla Valle dei Re. Nell'arco di quattro mesi, a cavallo tra il 2006 e il 2007, gli archeologi sottoposero le mummie a una serie di TAC grazie alle quali fu possibile analizzarle in maniera approfondita e stimarne 1'età e le cause della morte. Ma gli esami delle quattro mummie candidate non diedero risultati definitivi. Hawass allora ebbe un'altra idea. Nel 1881, in un grande deposito di mummie reali rinvenute a Deir el Bahri, era stata trovata una cassetta di legno intagliato con il cartiglio di Hatshepsut, nella quale si riteneva che fosse custodito il fegato della sovrana.

La cassetta
La cassetta
Sottoponendo a TAC la cassetta, i ricercatori hanno scoperto con grande stupore che conteneva un dente, identificato dall'odontoiatra dell'equipe come un secondo molare privo di una parte della radice. E riesaminando le lastre delle mascelle delle quattro mummie Ashraf Selim, docente di radiologia all'Università del Cairo, ha notato che nella mascella superiore destra della mummia grassa scoperta nella KV60 c'era una radice senza dente. «Ho misurato il dente e la radice rimasta nella mummia, e ho visto che coincidevano», racconta Selim. A onor del vero, gli studiosi coinvolti hanno dimostrato solo che il dente trovato in una cassetta appartiene a una data mummia. L'identificazione si basa sul presupposto che il contenuto della cassetta sia stato correttamente catalogato come corrispondente alle parti vitali della famosa donna faraone.

Oltretutto, la cassetta con il cartiglio di Hatshepsut non è il tipico vaso canopo in cui vengono ritrovati gli organi mummificati: è una cassetta in legno (e non in pietra) che forse fu usata come portagioie o portaolio. «Qualcuno dirà che non abbiamo prove schiaccianti, ed è vero», ammette Selim. Ma quante volte capita, ribatte Hawass, che in una cassetta collegata a Hatshepsut e rinvenuta in un deposito di mummie reali si scopra un dente che corrisponde esattamente allo spazio vuoto rimasto nel sorriso di una mummia trovata accanto all'amata balia della donna faraone? E che meraviglia che quel dente ci permetta di collegare a una mummia il cartiglio di Hatshepsut! «Se l'imbalsamatore non l'avesse preso e messo insieme al fegato, non avremmo mai avuto modo di sapere cosa le accadde», commenta Hawass. I risultati delle TAC hanno già rovesciato la teoria secondo cui la sovrana era stata uccisa dal figliastro. Hatshepsut morì probabilmente a causa di un ascesso a un dente e per le complicazioni derivanti da un tumore osseo in fase avanzata, nonché, forse, dal diabete. Hawass ipotizza che il corpo possa essere stato trasferito nella tomba della balia dagli alti sacerdoti di Amon per salvarlo da eventuali saccheggi; molti reali del Nuovo Regno furono nascosti per sicurezza in tombe segrete. Quanto ai test del DNA, la prima serie ha avuto inizio nell'aprile 2007 senza però rivelare nulla di definitivo.

«I campioni antichi non consentono mai di avere una corrispondenza al 100 per cento perché le sequenze genetiche non sono complete», spiega Angélique Corthals, uno dei tre consulenti dell' equipe egiziana. «Abbiamo analizzato il DNA mitocondriale della presunta mummia di Hatshepsut : di sua nonna Ahmose Nefertari, e c'è il 30-35 per cento di probabilità che fra i due campioni non esistano corrispondenze. Ma non ripeterò mai troppe volte che si tratta solo di risultati preliminari». Dalla prossima serie di esami potrebbero arrivare a breve prove più certe.
Fonte: NGM.