Tombaroli a Giza

Giza invasa dai tombaroli
Giza invasa dai tombaroli
Egitto - IL CAIRO - Il deserto attorno alle piramidi di Giza è diventato letteralmente un gruviera scavato in modo più o meno sistematico da bande di tombaroli alla ricerca di ricavi facili.
E’ lo scempio sistematico di uno dei grandi tesori dell’umanità.
Una riserva gigantesca di antichi reperti egizi (ben oltre 4.000 anni) viene depredata senza che la polizia faccia nulla.
Anzi, a sentire gli operatori turistici sul posto, in qualche caso i ladri agiscono in collusione con le guardie locali, qui come del resto in molti altri siti noti e meno noti in tutto l’Egitto.

Non esistono statistiche di questa rapina su larga scala di reperti dell'antico Egitto. Ricorda per molti aspetti il traffico di manufatti e reperti archeologici che investì l’Iraq dopo la guerra del 2003 e la caduta del regime di Saddam Hussein. Con la differenza che in Egitto le autorità sono riuscite a difendere i reperti più importanti e conservati nelle città. «Dopo gli incidenti dei primi giorni delle sommosse nel 2011, il nostro museo ora è stato messo in sicurezza. Nulla, assolutamente nulla a che vedere con la catastrofe che investì il museo di Bagdad», ci ha confermato Sayed Hassan, direttore del Museo Egizio del Cairo.

Però la latitanza dello Stato associata alla caduta del regime di Hosni Mubarak nel febbraio 2011 è ben riscontrabile appena si entra nel deserto attorno a Giza [L'altopiano di Giza in 3D]. Come si vede anche nel video, basta percorrere poche centinaia di metri dalle ultime case e non è difficile incontrare i risultati ben visibili delle attività dei tombaroli. Ci sono buchi e scavi di ogni tipo. Alcuni sono sondaggi perlustrativi e molto superficiali, altri vere gallerie profonde decine di metri.

Il colore scuro della terra smossa, i resti di cibo attorno, addirittura secchi e picconi abbandonati sulla sabbia, testimoniano che le attività di scavo continuano tutt’ora, quasi sempre la notte, o nelle ore della prima mattina.

In alcuni casi vi sono tracce evidenti di martelli pneumatici. Non è difficile scoprire che i ladri hanno operato sfruttando anche i cantieri abbandonati dalle missioni archeologiche straniere attive nell’area al momento dello scoppio delle sommosse e non ancora tornate. Un fenomeno che non è affatto limitato alla regione del Cairo.

Il Sunday Times riportava in marzo di bande di ladri ben organizzate, addirittura con bulldozer, nella regione di Luxor. Qui le cronache riportano tra l’altro della morte di almeno dieci tombaroli soffocati nel crollo della galleria che stavano scavando. Altri siti noti devastati sono El Hibeh, 100 chilometri a sud della capitale dove sarebbero state aperte decine di mummie, e quello più prossimo di Abu Sir.

Lorenzo Cremonesi - Corriere della Sera