I reperti del museo Egizio Villa Borghese tornano al Cairo

Silvio Berlusconi e il Faraone
Silvio Berlusconi e il Faraone
"Spiacenti. Il Museo Egizio ha chiuso". A chi chiama per avere informazioni sugli orari di apertura del museo ospitato all'Accademia d'Egitto di Roma, gli impiegati rispondono in questo modo.

"I reperti sono tornati indietro. Si trattava di una mostra temporanea". Imballati e impacchettati in sordina, senza troppo clamore. Rispediti in Egitto, anche se non è chiaro bene dove.

Si chiude in questo modo, almeno per ora, la storia dei circa 200 reperti originali provenienti per lo più dallo storico museo Egizio di piazza Tahrir, giunti nella Capitale per il volere dell'ex ministro della Cultura, Farouk Hosni, in occasione della ristrutturazione della storica istituzione culturale egiziana, fondata nel 1929.

Era infatti il 2010 quando il primo Museo Egizio di Villa Borghese, a Roma, venne inaugurato in pompa magna dall'allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e dal presidente egiziano, Hosni Mubarak.

Difficile fare chiarezza sulle reali motivazioni che hanno fatto tornare indietro le preziose opere di epoca faraonica, greco-romana, copta e islamica di cui Roma poteva andare fiera. Secondo la stampa egiziana la decisione ufficiale arriva direttamente dal Ministero della Cultura. L'obiettivo sarebbe quello di salvare le dissestate finanze pubbliche egiziane. Una lotta senza quartiere lanciata dal nuovo responsabile del dicastero, Alaa Abdel Aziz, che secondo l'agenzia di stampa Mena avrebbe dato ordine di fare rientrare i reperti.

Sin dalla sua apertura, ha detto Abdel Aziz, "il dicastero ha sostenuto integralmente i costi di mantenimento del museo senza avere beneficiato in alcun modo dei proventi derivanti dalla vendita dei biglietti". C'e' da chiedersi in che modo il Ministero della Cultura avrebbe mai potuto beneficiare degli introiti scaturiti dalla vendita dei biglietti visto che, sin dalla sua creazione, l'ingresso al museo è sempre stato gratuito, non soltanto per le scolaresche e i ricercatori, ma anche per i semplici visitatori. Interpellata, la direttrice dell'Accademia, Gihane Zaki, spiega: "l'esposizione dei reperti era temporanea. Sin dal progetto originario era stato previsto che al termine dei tre anni i pezzi esposti a Roma sarebbero tornati in Egitto". Al posto della preziosa statua di Chefren, dello scrigno a forma di piccolo sarcofago proveniente dal tesoro di Tutankhamon, della gigantesca testa di Akhenaton o dell'eccezionale papiro che racconta il Libro dei Morti, l'Accademia ospiterà da ottobre 2013 "un nuovo allestimento museale il cui tema sarà la diversità' delle espressioni culturali dell'Egitto", fa sapere Zaki. Fino al 2015, prosegue, "protagonista sara' l'eterogeneità dell'Egitto, mostrato in tutte le sue sfaccettature, faraonico, copto, islamico e contemporaneo". Versioni contraddittorie, dunque - ammanco di fondi e termine della mostra temporanea - che non forniscono una risposta chiara a quanti si interrogano sul futuro culturale del Paese scosso dai continui rimpasti al vertice dei ministeri della Cultura e delle Antichita', dimissioni e rimozioni. Ultima in ordine di tempo, quella della presidente dell'Opera del Cairo, Ines Abdel Deyem, che ha portato in piazza attori, artisti e intellettuali.

Per ulteriori informazioni, replicano dall'Accademia, e' possibile rivolgersi al Ministero della Cultura.

(ANSAmed - di Cristiana Missori)