APIS - Divinità Egizie

Apis è il sacro toro, il cui culto è attestato dalle ricerche archeologiche a partire dalla I dinastia di faraoni. La documentazione, riferita all’Antico Impero Egizio, indica Menfi come centro del suo culto e luogo ove periodicamente veniva celebrata una grande festa in suo onore.

Apis

L’origine del suo nome è dubbia: con qualche probabilità viene collegata a hep, termine che, già nei Testi delle Piramidi (Pyr. 1313), designa la forza procreatrice Infatti uno degli aspetti più salienti di Apis è la potenza generativa. Alla morte di un Apis i sacerdoti si ponevano alla ricerca del nuovo, che doveva avere determinate caratteristiche, rilevate anche da Erodoto nel suo viaggio in Egitto: un triangolo bianco sulla fronte, una macchia bianca in forma di crescente lunare sul fianco ed un’altra simile ad un’aquila sul collo. La più antica tomba di un Apis risale al regno di Amenhotep III (xviii dinastia). Sino alla XIX dinastia ogni Apis ebbe una sepoltura individuale. Ramesses II fece costruire, nei pressi di Menfi, un mausoleo-comune (il Sera peum) scoperto dal Manette lo..scorso secolo. Si tratta di corridoi sotterranei a fianco dei quali erano aperte le nicchie contenenti i pesantissimi sarcofaghi dei vari Apis.

La festa di consacrazione di un nuovo Apis aveva luogo a Menfi, presieduta dal Gran Sacerdote di Ptah. Allo scopo di propiziare la piena del Nilo, il nuovo Apis veniva innanzi tutto condotto al santuario ditale fiume nell’isola di R6da (ora al centro del Cairo). Di qui, per via fluviale, iniziava il suo viaggio verso Menfi, al momento in cui la luna cominciava a crescere nel cielo, mentre la festa aveva luogo durante il plenilunio. Successivamente il nuovo Apis veniva presentato al popoio, partecipando a varie processioni. Ogni Apis aveva a sua disposizione un certo numero di vacche sacre e la sua discendenza veniva fatta segno a particolari onori. Iconograficamente è rappresentato nel suo aspetto zoomorfo e, tra le corna, sostiene il disco solare con l’ureo. Uno dei titoli di Apis è « l’anima di Ptah » e anche « figlio di Ptah ». Oltre che al Nilo (cfr.), Apis venne associato ad Osiride (cfr.) e, a partire dalla xviii dinastia, anche ad Atum (cfr.) il dio solare di Heliopolis.

Il sincretismo dette vita alla forma composita: Osiride-ApisAtum-Horo. In epoca tolemaica si determina la forma del dio Serapis, la cui origine viene riportata ad un sogno che Tolomeo Il avrebbe avuto, interpretato da Manetone, lo storico egiziano, e da Timoteo, un sacerdote greco. Il dio Serapis di Sinope, apparso al sovrano durante il sogno, sarebbe stato, secondo l’interpretazione dei dotti, l’antico Apis adorato in Egitto ed il cui nome, dopo la morte, era User-Apis. Nome questo simile a Serapis, con la conseguente assimilazione ad Osiride nella forma di Osiride Hapi. I santuari in onore di Serapis sorsero per tutto l’Egitto ed il suo culto sopravvisse a lungo. Furono infatti gli appartenenti ad una setta in suo onore che nel 68 d.C. uccisero san Marco, sbarcato tra il 40 e il 49 ad Alessandria per predicare la nuova religione.