La spedizione Franco-Toscana

Nel 1828 una seconda spedizione di studiosi, dopo quella Napoleonica, partì per l'Egitto con il contributo congiunto di re Carlo X di Francia e il granduca Leopoldo II di Toscana. Questa impresa scientifica internazionale era diretta dal grande egittologo francese Jean-Francois Champollion e dal suo giovane collega italiano Francesco Ippolito Baldassarre Rossellini, rispetto alla missione Napoleonica si avvalse dell'avvenuta interpretazione della scrittura geroglifica per poter indagare in modo specifico e sistematico le antichità del paese.

Champollion
Champollion
Jean Francois Champollion - nato a Figeac nel 1790 fu un enfant prodige, studiò arabo, siriaco, caldeo e copto, sviluppando una passione per i libri incoraggiato anche dal fratello Jacques Joseph suo mentore che gli dette un sostegno inesauribile. A Grenoble fu studente del liceo appena istituito, a Parigi perfezionò i sui studi linguistici al College de France e all'Ecole Pratique des Langues Orientales dove migliorò la lingua liturgica della Chiesa Cristiana d'Egitto, concludendo che quest'ultima fosse la forma sopravvissuta dell'antica lingua egiziana. A soli 18 anni fu nominato professore di storia all'università di Grenoble , negli anni successivi scrisse libri sulla storia e religione egizia, ma la sua passione principale rimase la decifrazione della scrittura geroglifica. La svolta significativa avvenne quando nel 1799 le truppe napoleoniche ritrovarono la stele di Rosetta una pietra di basalto nero che riportava un testo in caratteri geroglifici, demotici, e greci. Quando nel 1801 il famoso fisico e matematico Jean Baptiste Fourie, studioso che partecipò alla campagna francese in Egitto, mostrò a Champollion una copia della stele di Rosetta egli riuscì ad attribuire valori fonetici ai geroglifici . In seguito confrontando delle copie di testi geroglifici portati in Inghilterra da Giovanni Battista Belzoni, Champollion riuscì a rafforzare ed ampliare i precedenti studi. Nel 1822 pubblicò la prima raccolta dei suoi studi nella Lettre a M. Dacier indirizzata al segretario dell'autorevole Academie Royale des Inscriptions et Belles-Lettres di Parigi. Nel 1824 presentò un nuovo volume dal nome Precis du systeme hieroglyphique dopo essere arrivato a Torino ed aver visionato nuovi documenti e reperti della collezione del Museo egizio.

In un suo viaggio a Firenze visitando la collezione di antichità egizie del Granduca Leopoldo II conobbe il giovane professore in lingue orientali a Pisa, Francesco Ippolito Baldassarre Rossellini, che si trasferì per un anno a Parigi a studiare con Champollion l'antica lingua egizia.

Durante questo periodo i due maturarono il progetto di una spedizione congiunta in Egitto, terra che entrambi non avevano mai visitato.

Francesco Ippolito Baldassarre Rossellini - Nato a Pisa nel 1800 dimostrò presto un'abilità nella lingue straniere e nella letteratura tanto da dedicarsi, soli 17 anni all'Università di Pisa, allo studio della lingua ebraica e della storia della chiesa. Prese la laurea in teologia nel 1821 si trasferì a Bologna per seguire dei corsi di lingue orientali e appena ventiquattrenne fu nominato docente di letteratura orientale e lingua ebraica all'università di Pisa.

Ricorda l'incontro con Champollion così: "Per quella segreta legge di natura che lega due anime temprate all'unisono e che si occupano dei medesimi studi, non ci eravamo neanche veduti e già eravamo amici. Non si tosto fui da lui francamente accolto nella sua amicizia e generosamente posto a parte de' i suoi segreti e delle sue scoperte, che più vivo mi sentii crescer in petto l'amor per l'Egitto e tosto disegnai di seguirlo, ovunque fosse andato"...

Il Rossellini divenne il più' affezionato discepolo del "decifratore", come lui amava definire Champollion, tanto da venir definito da quest'ultimo "mon fidèle compagnon et elève ..jeune homme plein d'esprit (mio fedele compagno e allievo.. giovane uomo di spirito)".

Champollion scriveva al fratello "… ho potuto constatare la vera passione che il giovane Rossellini ha per gli studi seri, la sua totale devozione alla scienza e apprezzare nello stesso tempo le accattivanti qualità che lo distinguono, con lui l'archeologia egizia ha fatto una fruttuosa conquista"…

Rientrato in Italia dopo il soggiorno/studio a Parigi, Rossellini presentò il progetto della spedizione in Egitto al granduca di Toscana Leopoldo II che lo approvò con gran entusiasmo assicurando la somma necessaria per la spedizione.

Champollion incontrò da parte del governo francese delle difficoltà per ottenere l'approvazione e la sovvenzione necessaria per la spedizione egizia , ma nell'aprile del 1828 arrivò il benestare da parte del re Carlo X e la spedizione arrivò in Egitto alla fine di agosto dello stesso anno.

L' équipe francese era così composta:

  • Jean Francois Champollion
  • Antoine Bibent, architetto
  • Charles Lenormant, storico ed archeologo
  • Nestor L'Hote, disegnatore
  • Alexandre Duchesne, disegnatore
  • Albert-Henry Bertin, disegnatore
  • Pierre Francois Lehoux, disegnatore
L'équipe italiana era così composta:
  • Ippolito Rosselli
  • Gaetano Rossellini, suo zio ed architetto
  • Alessandro Ricci, medico e disegnatore
  • Giuseppe Raddi, naturalista
  • Gaetano Galastri, assistente di Rossellini
  • Salvador Cherubini, disegnatore

Nei primi ad Alessandria d'Egitto ci furono gli incontri con le autorità locali per ottenere i permessi ufficiali per eseguire le ricerche e gli scavi nelle varie località , ottenuti con l'aiuto del console Bernardino Drovetti la spedizione si trasferì al Cairo .

Rossellini descriveva così il suo arrivo al Cairo "...La vista generale del Cairo non somiglia in niente alle cose nostre... la larga sponda della piazza era zeppa di popolo... un gridare di voci, un suonar di pifferi, un grido di saltimbanchi che divertono larghi cerchi di popolo con giochi di destrezza e con danze, un gran andare e venire di burricchi (somarelli), cammelli, dromedari e cavalli corrono ..." "tale caotica descrizione era dovuta al fatto che in quel periodo si festeggiava la festa della nascita del Profeta."

Ad ottobre la spedizione arrivò a Beni Hasan, rimanendovi due settimane ad esaminare le tombe rupestri dei governatori locali, (oggi sappiamo che sono 39 del Medio Regno), soffermandosi in particolare su quella di Amenhemat e di Khnumhotep. I molteplici temi della vita quotidiana egizia, riprodotti in circa 400 disegni , erano quanto di più' bello gli studiosi avessero visto fino all'ora in Egitto. Visitarono poi Tell el Amarna, Assiut, Akhmin, Dendera dove gli studiosi scrissero..." c'incamminammo al vicinissimo tempio che immenso si presentava davanti a noi.. tanta fu la sorpresa, la meraviglia, lo stupore che ci rese in quel momento muti..il monumento rappresenta una delle ultime manifestazioni artistiche della civiltà egizia"..

Il viaggio fu ripreso verso la vicina Tebe, visitando la Valle dei Re la missione si soffermò sulla tomba di Ramesse IV trattenendosi ben due mesi e mezzo. L'Hote disegnatore dell'equipe francese descriveva così il luogo "...le tombe dei re sono gigantesche quanto i templi e i palazzi che sorgono sulla pianura tebana , tante sculture, dipinti e decorazioni sono vasti come musei sotterranei dove sembra gli antichi raggruppassero, allo scopo di perpetuare il ricordo, tutto ciò che riguarda la loro religione, le arti , le scienze, gli arredi , le armi e la storia dei faraoni..."

Rimasero altri 2 mesi ad esaminare i monumenti di Medinet Habu e del Ramesseo poi proseguirono per Karnak, Assuan e l'isola elefantina trasferendosi poi nella bellissima isola di File nota allora come i nome di "perla del Nilo". Nel dicembre visitarono il tempio di Abu Simbel, località divenuta ormai nota per la presenza dei due templi fatti costruire da Ramesse II dove Champollion scrisse ".. Quest'edificio tutto scavato ugualmente nella roccia è la cosa più sorprendente di tutta la Nubia ..la facciata è decorata con 4 smisurati colossi seduti..."

La spedizione arrivò al punto estremo del suo viaggio toccando Wadi Halfa località dove esisteva la seconda cataratta oggi sommersa dal bacino artificiale.. ulteriori tappe furono aggiunte per vedere i templi nubiani di Wadi el -Sedua , Tafa etc..

Ritornati in patria all'inizio del 1830 con una gran mole di dati sotto forma di disegni, acquarelli, commenti, e reperti archeologici, (oggi conservati al Louvre ed al Museo Archeologico di Firenze) portarono alla pubblicazione sia in italiano che in francese di diversi testi. Edizione italiana curata da Rossellini dal titolo Monumenti dell'Egitto e della Nubia diviso in: Monumenti storici (5 volumi), Monumenti civili (3 volumi), Monumenti di culto (1 volume) corredati da tre atlanti con disegni per ogni volume.

L'edizione francese fu curata, in modo parzialmente diverso da quella italiana, dal fratello di Champollion, perchè quest'ultimo morì prematuramente colto da infarto nel 1832 , fu pubblicata con il nome Monuments d'Egypte et de la Nubie d'après les dessins exécutés sur les lieux, sous la direction de Champollion le Jeune.

Articolo a cura di Silvia B.