Viaggi in Egitto: M.Fortunato

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Racconto di viaggio in Egitto di M. Fortunato. Per gentile concessione dell'Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. potete trovare altri ottimi racconti e fotografie dei suoi viaggi al sito: http://www.mfortunato.it

DIARIO DI VIAGGIO IN EGITTO

Egittomania è forse oggi il termine più usato per classificare il rinnovato interesse per tutti i temi che riguardano questo antichissimo paese, con una passione che in realtà non è mai completamente venuta meno nel tempo.Iniziando dai Greci , di cui si ricorda una dinastia di faraoni i "Tolomei", passando per i Romani, i primi ad essere irresistibilmente contagiati da tutto quello che era egiziano fino a farne una vera mania, continuando con la conquista di Napoleone, con cui ha inizio la moderna ricerca archeologica, per arrivare infine alle innumerevoli pubblicazioni e inchieste televisive dei nostri giorni, ansiose di scoprire e svelare i più reconditi segreti. Per tutto questo tempo si è continuato a scavare, indagare, ipotizzare, in una frenetica ricerca di risposte accumulando miriadi di teorie su tutto ed il contrario di tutto. In che anno è stata costruita la Sfinge e chi rappresenta?, a cosa servivano le Piramidi e come sono state edificate?, da dove vengono le raffinate conoscenze che avevano nel campo della matematica, dell'astronomia, della medicina? A tutte queste domande forse un giorno si riuscirà a trovare una risposta che metta tutti d'accordo, ma quello che ancora oggi, più d'ogni altra cosa, continua ad affascinare di questo popolo, oltre agli stupendi resti archeologici che ci hanno trasmesso, è quell' incredibile ansia di conoscenza che li guidava e che accompagna da sempre l'essere umano fin dal giorno in cui ha preso coscienza di esistere. La soluzione alla questione che più di tutte ha sempre tormentato il genere umano, " Esiste una vita dopo la morte? ". Per tutti i millenni in cui è durata la loro civiltà gli egiziani sembrano essere andati incessantemente alla ricerca di una risposta. L'avranno trovata ?, io non lo so, ma certo che se a distanza di settemila anni siamo ancora qui a parlarne una certa immortalità l' hanno davvero raggiunta.

Il nostro viaggio, che ha luogo nell'inverno del '96, inizia a Luxor (l'antica Tebe ) dopo un volo di circa 5 ore da Milano. All'arrivo ci imbarchiamo sulla motonave che ci accompagnerà nella nostra avventura sul Nilo, non proprio nuovissima a dire il vero, ma con il pregio data la sua velocità ridotta di farci sentire come proiettati d'un colpo in una dimensione d'altri tempi, novelli viaggiatori dell'ottocento intenti ad ammirare rapiti il lento trascorrere della vita sul fiume. Il tempo di lasciare le valigie e subito ne ridiscendiamo per assistere nel tempio di Luxor alla spettacolo "Sons et Lumiere". Un insieme di suoni e luci che nella penombra della sera, accompagnando una voce narrante, creano suggestivi effetti giocando con i profili delle antiche vestigia. Viene rappresentato in più zone archeologiche ( dicono che quello più suggestivo si svolga alle Piramidi ) ed è senza dubbio un modo interessante per iniziare ad immergersi in questo affascinante mondo ascoltando il racconto della loro storia. La mattina successiva, seguendo la corrente, risaliamo brevemente il Nilo per visitare a Dendera (l'antica Tentyris ) il tempio della dea Hator.

E qui per la prima volta prendiamo contatto con una realtà che ci accompagnerà discretamente per tutto il viaggio, la presenza di una scorta armata che precede e segue i mezzi dei turisti nei loro spostamenti. E' questo purtroppo un accorgimento necessario, come misura deterrente, a scongiurare possibili attentati da parte di gruppi islamici estremisti. Anche se non sempre sufficiente come dimostrano le stragi del museo del Cairo e della spianata del tempio di Hatshepsut avvenute circa sei mesi dopo il nostro rientro in Italia, fortunatamente le ultime così gravi fino ad oggi. A questo proposito si può notare come gli egiziani di oggi non siano tutti discendenti dell'antico popolo, integratosi a partire dal VI secolo d.c. con i conquistatori arabi. I più probabili discendenti diretti si possono riconoscere per il fatto di essere di religione cristiano copta (storicamente con l'avvento del cristianesimo quasi l'intera popolazione si convertì ) , possedere un nome proprio non arabo ed avere una piccola croce tatuata nella parte interna del polso destro. Ma torniamo al nostro viaggio augurandoci che presto l'uomo possa trovare nella diversità un motivo d'unione e non di conflitto. Il complesso monumentale dedicato alla dea Hator è molto bello e ben conservato, anche se non sempre viene proposto come possibile meta dai Tour Operator. In pietra arenaria, esempio di tempio Tolemaico, viene probabilmente ultimato sotto la dominazione romana, orientato in maniera perpendicolare al Nilo è completamente circondato da una possente cinta muraria. Si compone di varie sale, cripte e terrazze adibite principalmente al culto della dea Hator, divinità dell'amore della musica e della gioia rappresentata sotto forma di vacca ed associata in seguito alla più nota dea Iside. All'interno del tempio sono ancora ben visibili gli affreschi che con i loro colori accesi lo ornavano, di rilievo in una stanza al piano superiore il soffitto decorato con il famoso zodiaco, ora solo in copia essendo l'originale conservato al museo del Louvre. Sempre su una terrazza in un'apposita cappella detta Tomba di Osiride veniva conservata, secondo uno dei miti più importanti dell'antico Egitto, una delle 16 parti in cui era stato smembrato il corpo della divinità sconfitta dal malvagio fratello Seth nella lotta per il controllo del regno. Ma l'amore , che come si sa vince sempre prosegue nel racconto il mito, operando miracolosamente per il tramite della sua sposa e sorella Iside, la quale riesce a recuperare le sue membra disperse, lo resuscita per il tempo necessario a procreare suo figlio Horus che dopo averlo vendicato gli succederà sul trono. Osiride primo signore dell' Egitto è il ponte tra il divino e l'umano, è la divinità che ha trasmesso la conoscenza al suo popolo condividendone la morte fisica per rinascere in eterno come stella nel firmamento, tutti i successivi Faraoni legittimereranno il loro potere dichiarandosi suoi diretti discendenti. Appena dopo l'ingresso del tempio si trova il Mammisi di Nectanebo I ( o tempio del Parto ) , il più antico del genere conservato in Egitto, in cui i sacerdoti ogni mattina celebravano i riti in ricordo del momento del parto della divinità. Al di fuori della grande cinta muraria c'è un altro Mammisi più recente, di origine romana probabilmente iniziato sotto Nerone. Tra il Mammisi romano e la cinta muraria del tempio di Hator si trovano i resti di un'antica chiesa cristiano copta in parte costruita con blocchi asportati dal Mammisi stesso.

La mattina del giorno seguente, dopo essere rientrati a Luxor per la notte, siamo pronti per visitare sulla sponda sinistra del Nilo la famosa necropoli tebana, meglio conosciuta come la Valle dei Re e delle Regine, dove per tutto il periodo in cui Tebe fu la capitale dell'Egitto unificato vennero sepolti i faraoni ed i personaggi più influenti. Le tombe riportate alla luce durante le innumerevoli campagne di scavo sono molte anche se risultarono tutte gia profanate fin dall'antichità e per questo completamente prive dei loro corredi funerari. L'unica pervenuta intatta è quella di Tutankamon il cui arredo fa ora bella mostra di se al Museo del Cairo. Un biglietto cumulativo Vi permetterà di visitarne un certo numero (portatevi un 1000 ASA perché all'interno c'è poca luce ed è proibito usare il flash). Ma quella che assolutamente non dovete mancare di visitare è la tomba della regina Nefertari moglie del grande Ramses II. Rimasta chiusa per anni è ora riaperta al pubblico completamente restaurata ( secondo le moderne concezioni in materia di restauro archeologico sono state utilizzate tecniche e colori in uso all'epoca della costruzione ) ed appare oggi nel suo antico splendore come se i millenni non fossero mai trascorsi ( chiaramente è proibito fare fotografie ). Non è facile tuttavia accedervi sia per il costo elevato del biglietto ( 100 Lire Egiziane nel 1996 corrispondenti a vecchie 50.000 Lire ) sia per il fatto che occorre presentarsi personalmente davanti ad una biglietteria appositamente costituita, ma soprattutto perché gli ingressi sono limitati a poche decine di persone al giorno per evitare che l'eccessiva umidità possa danneggiare i lavori di restauro. Ma se non volete perdervi uno spettacolo veramente unico organizzatevi con la vostra guida , anticipate la sveglia, preparatevi a qualche ora di coda e sarete ampiamente ripagati. Terminata la visita delle Tombe nella Valle dei Re e delle Regine ( impossibile vederle tutte ) ci siamo trasferiti nella vicina Deir el-Bahri per ammirare il maestoso tempio di Hatshepsut. Il tempio della regina Hatshepsut, proclamatasi faraone alla morte del marito Thutmosi II in reggenza del figliastro divenuto poi Thutmosi III , fu edificato dal famoso architetto Senmut di cui si dice fosse l' amante. La costruzione, incastonata in un costone roccioso, sorprende per la bellezza e l'armonia delle sue forme , una serie di rampe conduce a tre livelli che si susseguono disposti su ampie terrazze prima di giungere al sacrario principale. Sulla terza terrazza si aprono gli ambienti dedicati al culto tra cui la cappella di Thutmosi I ( suo padre ) e quella di Hatshepsut stessa. Appena al di fuori dal complesso è stata ritrovata la tomba dell'architetto Senmut che ha così voluto essere vicino al suo amore anche dopo la morte. Proseguendo il nostro programma giornaliero ci siamo spostati nei pressi di Sheikh Abd el-Qurna per visitare il Ramesseum Tempio funerario di Ramses II. Costruzione imponente, che anche se in evidente stato di degrado rende comunque bene l'idea della potenza del faraone, si compone di due grandi cortili ognuno con ingresso monumentale e circondati da possenti mura su cui sono incise le memorie delle vittoriose imprese di Ramses II tra cui spicca la celebre battaglia di Qadesh. La giornata si conclude con la visita , nei pressi di Medinet Habu, dei colossi di Memnone, due gigantesche sculture ricavate da blocchi di quarzite che un tempo ornavano l'ingresso del tempio funerario di Amenofi III. Alte da terra più di 18 mt. rappresentano entrambe il faraone seduto nella posa tradizionale. Esiste una leggenda sui colossi che ha origine in seguito ad un terremoto avvenuto nel 27 a.c. e che provocò una fenditura nel colosso più a nord. Ciò ha fatto si che all'alba si generi un fenomeno di vibrazione nella pietra, dovuto all'umidità notturna che inizia ad asciugarsi, il quale si manifesta mediante l'emissione di un suono. Per questo motivo gli antichi Greci lo identificarono con il loro dio Memnone ritenendo che salutasse in quel modo sua madre l'Aurora.