Quando, alla fine dell'Ottocento, le scavatrici sgombrarono dai detriti il tempio semisepolto, iniziarono a fiorire gli interrogativi: che tipo di sovrana era stata Hatshepsut? La risposta sembrò ovvia ad alcuni egittologi pronti a sposare l'idea che Thutmose III avesse profanato la sua memoria per , vendicarsi della spudoratezza con cui Hatshepsut gli aveva usurpato il trono.
«Non ci è dato sapere che persona fosse Hatshepsut nella realtà», si rammarica l'archeologa Catharine Roehrig. «Regnò vent'anni perché era capace. A mio parere fu una persona molto astuta, in grado di mettere gli uni contro gli altri senza ucciderli e senza farsi uccidere».
Circa vent'anni dopo la riscoperta della tomba KV60 a opera di Donald Ryan, Zahi Hawass chiese ai curatori del Museo Egizio del Cairo di radunare tutte le mummie di sesso femminile della XVIII dinastia non ancora identificate che avessero caratteristiche regali, compresi i due corpi (l'uno magro, l'altro grasso) rinvenuti nella KV60. La mummia magra fu recuperata dal deposito all'ultimo piano del museo; quella grassa, la KV60, rimasta nella tomba in cui era stata scoperta, arrivò al museo direttamente dalla Valle dei Re. Nell'arco di quattro mesi, a cavallo tra il 2006 e il 2007, gli archeologi sottoposero le mummie a una serie di TAC grazie alle quali fu possibile analizzarle in maniera approfondita e stimarne 1'età e le cause della morte. Ma gli esami delle quattro mummie candidate non diedero risultati definitivi. Hawass allora ebbe un'altra idea. Nel 1881, in un grande deposito di mummie reali rinvenute a Deir el Bahri, era stata trovata una cassetta di legno intagliato con il cartiglio di Hatshepsut, nella quale si riteneva che fosse custodito il fegato della sovrana.
Oltretutto, la cassetta con il cartiglio di Hatshepsut non è il tipico vaso canopo in cui vengono ritrovati gli organi mummificati: è una cassetta in legno (e non in pietra) che forse fu usata come portagioie o portaolio. «Qualcuno dirà che non abbiamo prove schiaccianti, ed è vero», ammette Selim. Ma quante volte capita, ribatte Hawass, che in una cassetta collegata a Hatshepsut e rinvenuta in un deposito di mummie reali si scopra un dente che corrisponde esattamente allo spazio vuoto rimasto nel sorriso di una mummia trovata accanto all'amata balia della donna faraone? E che meraviglia che quel dente ci permetta di collegare a una mummia il cartiglio di Hatshepsut! «Se l'imbalsamatore non l'avesse preso e messo insieme al fegato, non avremmo mai avuto modo di sapere cosa le accadde», commenta Hawass. I risultati delle TAC hanno già rovesciato la teoria secondo cui la sovrana era stata uccisa dal figliastro. Hatshepsut morì probabilmente a causa di un ascesso a un dente e per le complicazioni derivanti da un tumore osseo in fase avanzata, nonché, forse, dal diabete. Hawass ipotizza che il corpo possa essere stato trasferito nella tomba della balia dagli alti sacerdoti di Amon per salvarlo da eventuali saccheggi; molti reali del Nuovo Regno furono nascosti per sicurezza in tombe segrete. Quanto ai test del DNA, la prima serie ha avuto inizio nell'aprile 2007 senza però rivelare nulla di definitivo.
«I campioni antichi non consentono mai di avere una corrispondenza al 100 per cento perché le sequenze genetiche non sono complete», spiega Angélique Corthals, uno dei tre consulenti dell' equipe egiziana. «Abbiamo analizzato il DNA mitocondriale della presunta mummia di Hatshepsut : di sua nonna Ahmose Nefertari, e c'è il 30-35 per cento di probabilità che fra i due campioni non esistano corrispondenze. Ma non ripeterò mai troppe volte che si tratta solo di risultati preliminari». Dalla prossima serie di esami potrebbero arrivare a breve prove più certe.
Fonte: NGM.