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Prima della scorpacciata di mostre per Expo, Milano dedica il mese di febbraio ai rapporti tra la città e l’antico Egitto. Due esposizioni, la prima all’Università degli Studi e la seconda alla Biblioteca Braidense offrono una visione curiosa e generale delle dotazioni bibliografiche e archivistiche di cui la città dispone sull’Egitto e consentono di conoscere il fascino che la terra dei faraoni suscitò sui concittadini in età moderna.
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Dagli Archivi di Egittologia dell’Università degli Studi di Milano la riscoperta di un personaggio straordinario e della sua più importante realizzazione, la prima serie di foto archeologiche aeree mai documentata, scattate nel 1914 dal cielo sopra l’Egitto, dal Cairo a Luxor. La raccolta sarà presentata al pubblico in una Mostra che si inaugura in Statale mercoledì 11 febbraio. Fino al 13 marzo visite guidate dagli allievi di Egittologia della Statale.
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Un nuovo complesso che rappresenta un modello della mitica tomba di Osiride è stato scoperto a Sheikh Abd el-Gourna (Luxor), all’interno della tomba inedita Kampp 327. Si tratta, si legge in una nota, della seconda scoperta della Missione Archeologica Canario - Toscana in collaborazione con il Ministero di Stato per le Antichità Egiziane, co-diretta dall’archeologa toscana Irene Morfini e dalla canaria Maria Milagros lvarez Sosa, che ha la concessione di due tombe nell’area tebana di Sheikh Abd el-Gourna (Luxor): TT109 (tomba di Min) e Kampp 327 (tomba anonima).
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Un gruppo di archeologi francesi ed egiziani ha scoperto la tomba di Karomama, moglie di un faraone della ventiduesima dinastia egizia (945-715 a.C.). La tomba si trova all’interno del tempio dedicato a Tuya, madre di Ramses II, sulla riva ovest del Nilo, nella zona di Luxor, 700 chilometri a sud del Cairo, hanno riferito le autorita’ egiziane in una nota.
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La Spezia - All’inizio dell’era cristiana Alessandria d’Egitto era un’importante metropoli, vero centro economico e culturale dell’Impero romano. San Marco Evangelista vi fondò la prima comunità cristiana e vi morì martire verso l’anno 62. Da questi difficili inizi prese il via l’importante scuola di catechesi chiamata Didascaleion, primo abbozzo dell’università cristiana del medioevo.
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Pisa, 22 settembre 2014 - Sarà conferito a Edda Bresciani, egittologa di fama mondiale e professore emerito dell'Università di Pisa, il "Campano d'Oro" 2014, il prestigioso riconoscimento che l’Associazione laureati dell’Ateneo pisano (ALAP) assegna ogni anno a illustri personalità che si sono laureate a Pisa. La cerimonia di conferimento si terrà mercoledì 24 settembre, alle ore 17, nei saloni del Bastione Sangallo del Giardino Scotto.
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La più famosa, e probabilmente la più romantica, decifrazione archeologica fu quella dei geroglifici egiziani. Per secoli la scrittura degli antichi Egizi era rimasta incomprensibile; sul suo significato gli studiosi potevano solo avanzare congetture. Ma grazie a un classico procedimento di decrittazione, il significato dei geroglifici fu riscoperto, e da allora gli archeologi hanno potuto attingere a resoconti di prima mano sulla storia, la cultura e le opinioni della civiltà fiorita millenni or sono presso il corso del Nilo. La decifrazione dei geroglifici ha gettato un ponte sull'abisso temporale che ci separa dall'epoca dei faraoni.
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Segue da: Il ruolo di Young nella decifrazione dei geroglifici - parte1
Si potrebbe pensare che se il contenuto delle altre due iscrizioni era identico, la decifrazione della scrittura geroglifica e di quella demotica sia stata quasi banale. C’erano, invece, tre ostacoli non trascurabili. In primo luogo, il blocco di basalto era in condizioni tutt’altro che buone, come mostra la figura 46. Il testo greco consiste di 54 righe, delle quali appaiono danneggiate le ultime 26; quello demotico di 32 righe, delle quali le prime 14 sono lese nella parte iniziale (si tenga presente che i caratteri demotici e geroglifici si succedono non da sinistra a destra, ma nella direzione opposta); infine, il testo geroglifico è quello in condizioni peggiori: metà delle righe mancano completamente, mentre le ultime 14 (corrispondenti alle ultime 28 del testo greco) sono leggibili solo in parte. Il secondo ostacolo era che le iscrizioni demotica e geroglifica rimandavano alla lingua dell’antico Egitto, che nessuno parlava da almeno otto secoli. Sarebbe quindi stato possibile collegare alcuni simboli egiziani ad alcune parole greche, e comprenderne il significato; ma non sarebbe stato possibile ricostruire il termine corrispondente della lingua parlata. In altre parole, il possibile valore fonetico dei simboli sarebbe rimasto un mistero. Infine, la persistente influenza di Kircher spingeva ancora gli archeologi a ragionare in termini di semagrammi anziché di fonogrammi, cosa che scoraggiava ulteriormente dal tentare una decifrazione fonetica.
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