L’antico Egitto ad Arezzo

Il corredo di una nutrice alla corte del Faraone - Nell’ambito delle Giornate Europee del Patrimonio 2010, la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, nella collaborazione tra Museo Archeologico Nazionale “Gaio Cilnio Mecenate” di Arezzo e Museo Egizio di Firenze, dedica (prima volta ad Arezzo) una importante mostra al tema della civiltà egizia, esponendo il corredo quasi completo di Tjesraperet, nutrice di una principessa, figlia del faraone della XXV dinastia Taharqa, conservato nel Museo Egizio di Firenze.

L’appellativo di “nutrice” non tragga in inganno: accompagnato da quello di Signora della Casa designava una figura di alto livello sociale, legata all’ambiente di corte. L’uomo con lei sepolto, di nome Gedkhonsuefanekh, probabilmente il marito, apparteneva d’altronde al clero tebano.

Dal 25 settembre al 30 aprile 2011 presso il Museo Archeologico Nazionale “Gaio Cilnio Mecenate” di via Margaritone 10. Inaugurazione alle 17 di sabato 25 settembre con ingresso gratuito sia durante questa giornata che durante domenica 26. “Negli ultimi anni – tiene subito a sottolineare l’assessore alla cultura del Comune di Arezzo Camillo Brezzi – le ‘giornate del patrimonio’ hanno sollevato grande interesse e una degna cornice di pubblico. Anche quest’anno l’esposizione si presenta particolarmente stimolante ed è ospitata nella sede adeguata. Il museo archeologico è infatti il fulcro e l’inizio di un percorso all’insegna dell’archeologia che stiamo mettendo in piedi grazie anche alle iniziative degli ultimi anni: percorso di prestigio che prosegue con il caveau della banca Monte dei Paschi, il sottosagrato di San Francesco, i mosaici di Palazzo Lambardi di proprietà della famiglia Angiolini e, in futuro, speriamo, Piazzetta San Niccolò”.

Vengono messi in evidenza tre aspetti della civiltà dell’antico Egitto: il periodo storico della XXV dinastia dei cosiddetti “faraoni neri”, soprattutto dal punto di vista artistico, le usanze funerarie e la cura della bellezza. La XXV dinastia è stata molto spesso considerata come nient’altro che l’ultima fase del Terzo Periodo Intermedio, il momento storico di crisi che segue la grandezza del Nuovo Regno, prima di una rinascita dell’Egitto con l’avvento della XXVI dinastia. In realtà la dominazione della valle del Nilo da parte dei “faraoni neri” fu un periodo di grandi cambiamenti storici e artistici. Durante la storia millenaria dell’antico Egitto, infatti, la regione chiamata Nubia, a sud di Assuan, fu in alcuni periodi indipendente, in altri soggetta al dominio dei faraoni. Con la XXV dinastia si ebbe al contrario la conquista dell’Egitto da parte dei re nubiani, detti “faraoni neri”. Tra questi, nel 690 a.C. salì al trono Taharqa, che si trovò a dover contrastare il tentativo di conquista dell’Egitto da parte degli assiri. Il lungo regno di Taharqa, durato 26 anni, fu il periodo più brillante della dinastia dei “faraoni neri”. Il figlio di Taharqa, Tanutamon, tentò di riconquistare il nord dell’Egitto rimasto sotto il controllo assiro, ma fu respinto in Nubia dal re Assurbanipal, che nel 664 a.C. mise a sacco la città di Tebe. Assurbanipal, prima di ritirarsi in patria, affidò il governo dell’Egitto al principe di Sais Psammetico I, che fondò la XXVI dinastia, restituendo l’indipendenza alla valle del Nilo.

Spiega la Soprintendente Archeologia Silvia Vilucchi: “La mostra si articola in tre sezioni: la prima consiste nell’inquadramento storico-artistico del periodo della XXV dinastia, con una esemplificazione del ritorno al classico nell’arte faraonica, che in questo periodo riprende gli stili e le iconografie dell’Antico e del Medio Regno. Il secondo gruppo di oggetti consiste nel corredo della nutrice con il suo straordinario sarcofago, la maschera funeraria e una esemplificazione dei reperti che facevano parte comunemente dei corredi funerari egizi. Il corredo di Tjesraperet, è stato portato al Museo Egizio di Firenze insieme al materiale raccolto in Egitto dalla spedizione franco-toscana del 1828-29. La tomba della nutrice, la cui esatta localizzazione è attualmente sconosciuta, fu scoperta nella necropoli di Tebe il 20 maggio 1829.

Nella terza sezione sono esposti oggetti da toilette, specchi, pettini, spilloni per i capelli, oggetti indispensabile per truccarsi e pettinarsi correlati a quelli trovati nella tomba della nutrice, approfondendo il discorso sulla cura della bellezza presso gli antichi egiziani. La cura del corpo ebbe sempre una notevole importanza: oltre al bagno, l’ungere il corpo con oli e balsami rappresentava una necessità per evitare screpolature e mantenere la pelle morbida ed elastica. I papiri medici riportano numerose ricette per la cura della pelle e per migliorare l’aspetto fisico. Trucchi, essenze aromatiche e profumi, usati sia da uomini sia da donne, davano il tocco finale”. La mostra si realizza grazie alla gentile concessione di Aboca S.p.A., che ha messo a disposizione le vetrine e gli arredi, nonché alla collaborazione del Comune e della Provincia di Arezzo che hanno consentito l’edizione di una elegante brochure in italiano e in inglese, quale strumento di divulgazione. Correlati all’evento, per l’anno scolastico 2010-2011, l’attività e i laboratori della Sezione Didattica della Fraternità dei Laici di Arezzo, distinti per fascia d’età, anche prescolare, rivolti alle scolaresche e a gruppi di famiglie.