Ballerini, il comasco che riscoprì l'Egitto

«Qui, dove si credevano sepolte solo regine, abbiamo trovato due tombe di principi...». Così scriveva nel 1903 Francesco Ballerini da Luxor, testimoniando un momento decisivo nelle scoperte archeologiche in Egitto. A cent'anni dalla scomparsa di Ballerini, il Centro di Egittologia comasco a lui intitolato promuove - sabato 9 ottobre - una giornata di studi: il nome dell'egittologo e orientalista, notissimo ai ricercatori, lo è molto meno per i lariani.

Nato a Como nel 1877, Francesco Ballerini consegue la laurea nel 1899 con una tesi di Egittologia all'Accademia scientifico-letteraria di Milano e, nello stesso anno, intraprende l'attività di insegnamento al Collegio Gallio di Como. Ma è soprattutto per le sue numerose missioni in Egitto e per la sua collaborazione con Ernesto Schiaparelli che merita di essere ricordato: nel 1902 inizia la sua collaborazione con il Museo di Torino e fin da subito viene coinvolto nelle attività di ricerca in diverse località dell'Egitto. Sono numerosi gli scavi a cui Ballerini partecipò, come ricorda a "La Provincia" il professor Angelo Sesana, egittologo e fondatore del Centro di Egittologia Francesco Ballerini di Como. «Tra le missioni veramente importanti - precisa - ricordiamo quella della Valle delle Regine, dove lui stesso ha scoperto la tomba di Khaemuaset, una tomba molto importante, ricca di sarcofagi e mummie sfasciate, e dove ha partecipato alla scoperta della tomba di Nefertari. Va citata anche la sua attività di ricerca a Qau el-Kebir, sulla riva orientale del Nilo, non molto lontano da Luxor, verso Nord». Ma tra i siti frequentati da Ballerini ve ne sono molti altri. «Ad esempio è stato anche a Giza, vicino alle Piramidi - continua Sesana - specialmente vicino alla grande Piramide di Cheope, a Eliopoli, dove la missione non è stata molto fruttuosa, e ad Ashmunein, la famosa Ermopoli dei greci». L'attività scientifica di Ballerini venne riconosciuta già nel 1905, quando il re lo nomina Cavaliere della Corona d'Italia. Tuttavia, nel 1910, un'improvvisa malattia pone fine alla sua attività di archeologo, privandolo prematuramente della vita. Ad attestare l'importanza degli scavi a cui Ballerini prese parte vi sono diversi documenti custoditi presso l'archivio di Stato della Sovraintendenza di Torino. «Sono reperti che lui ha scoperto lavorando con Schiaparelli - puntualizza Sesana -, ma soprattutto ci sono anche degli acquarelli, dei piani, delle planimetrie di tutto ciò che trovavano negli scavi, oltre a disegni di sarcofagi e di reperti che testimoniano come Ballerini fosse non soltanto un egittologo, ma anche un orientalista». Ma il suo apporto alla conoscenza dell'antica civiltà egizia si può apprezzare anche solo ammirando le centinaia di reperti ora esposti nelle sale del Museo Egizio di Torino, una delle più notevoli collezioni al mondo, che l'opera di Ballerini ha in parte contribuito ad arricchire. Anche nella sua città natale, a Como, presso il Centro di Egittologia, si possono trovare numerosi documenti inerenti la sua attività di ricerca. «Ballerini era il più fidato collaboratore di Schiaparelli: lo menziona tantissimo e lo porta in palmo di mano, come traspare da diverse sue lettere», precisa Sesana. Forte rimase il suo legame con il Lario: «Ballerini è stato nominato conservatore al Museo, era consigliere comunale e, poiché era molto devoto e vicino alla Chiesa, è stato anche nella direzione Diocesana. Ha avuto queste tre cariche che documentano che la città di Como gli era molto cara e, anche se ormai la sua attività era lontana, non la perse mai di vista: piuttosto, è stata la città di Como a perdere di vista Ballerini».

Nella mostra, che verrà inaugurata a conclusione della giornata, verranno esposti lettere e fotografie originali, oltre alla prima pubblicazione della tesi di laurea di Ballerini. L'allestimento potrà visitare tutti i giorni, da domenica 10 a domenica 24 ottobre dalle ore 9 alle 18 (ingresso libero).

di Manuela Moretti - La Provincia - Quotidiano di Como on Line