Il volto della mummia

Il volto della mummia Nel sarcofago del sacerdote Ankhparkhered c'era un intruso: ecco il suo volto. I tratti ricostruiti sulla base delle immagini della Tac. Il corpo è più recente di qualche secolo rispetto all'involucro.

Un naso importante e un volto asimmetrico, con un occhio e un sopracciglio leggermente più basso dell'altro e la guancia sinistra un po' più scavata, per via dell'assenza di alcuni denti. Appare così il volto della mummia dell'«usurpatore» del sarcofago di Ankhparkhered, ora ribattezzato Wehem-ef-ankh (colui che torna a vivere).

La mummia
La mummia
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La mummia
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La mummia
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La mummia
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I suoi tratti sono stati ricostruiti in 3D, in scala reale, sulla base delle immagini della Tac a cui è stata sottoposta la mummia a Milano, all'ospedale Fatebenefratelli. Gli esperti del Mummy Project hanno rivelato anche ulteriori dettagli sulle caratteristiche fisiche e la vita di quest'uomo, la cui identità resta però ancora avvolta nel mistero.

SECOLI DI DIFFERENZA - L'unica certezza ormai confermata ufficialmente anche dalla datazione fatta sui campioni di ossa, delle canne sotto lo scheletro e delle bende che lo avvolgevano, prelevati con un'endoscopia, è che la mummia non è del sacerdote Ankhparkhered, proprietario del sarcofago. Anzi c'è un gap di qualche secolo fra il corpo, più «giovane», e la sua ultima dimora, ben più antica.

Gli esami suggeriscono che il corpo è collocabile in un periodo storico che va dal 400 al 100 avanti Cristo, mentre il sarcofago, secondo una datazione desunta dallo stile delle decorazioni, risale a molti anni prima, cioè al 945-715 a.C.

MORI' A 40 ANNI - Chi è dunque l'uomo che ha occupato abusivamente per millenni il sarcofago del sacerdote di Min, dio della sessualità e della fertilità? Il giallo della mummia, conservata al Museo Civico Archeologico di Asti, forse resterà in parte irrisolto (come molti altri misteri dell'antico Egitto) e il suo nome non verrà mai a galla, ma questo corpo che viaggia per l'Italia ormai dal 2009 su una barella disegnata su misura, a bordo di un carro funebre come prescrive un vecchio regolamento dei tempi dei Savoia ancora in vigore in Piemonte, qualcosa ha già raccontato. Innanzitutto in vita la mummia è stata un uomo prestante e particolarmente alto per il periodo in cui è vissuto, più di 1.75.

Il suo corpo, a giudicare dallo scheletro, era anche snello. «Stimiamo che pesasse fra i 73 e i 70 chili e che abbia condotto una vita tutto sommato agiata, visto che si alimentava bene ed è morto a un'età dignitosa per l'epoca, ben 40 anni». Anche la sua fine, secondo gli esperti non è stata dettata da un evento violento, data l'assenza di traumi. Infine, dalle analisi è stato possibile dedurre il tipo di lavoro che svolgeva Wehem-Ef-Ankh: «Di sicuro un lavoro estremamente faticoso - concludono gli esperti - gli arti inferiori risultano significativamente logorati, le ginocchia in particolare, come se quest'uomo trasportasse con frequenza dei pesi notevoli. Grosse pietre, ad esempio. Ma questa, ovviamente, è soltanto un'ipotesi».

IL SARCOFAGO TRAFUGATO - L'egittologa Sabina Malgora, co-direttore del Mummy Project, ha annunciato: «A breve faremo la datazione con radiocarbonio anche sul sarcofago, per avere la certezza al 100% del gap temporale». Il trafugamento di un sarcofago era un'operazione non irrituale nell'antica Akhmim in Egitto (città natale di Wehem-ef-ankh), nota per il tempio del dio Min, 200 km a nord di Luxor. Per le credenze di quei tempi, infatti, la vita nell'oltretomba non sarebbe stata possibile senza una sepoltura degna. All'interno della mummia si trova solo un scheletro, sostenuto da una sorta di barella di canne, non visibile dall'esterno. Dietro le bende solo ossa, dunque, non una mummia vera e propria.

Redazione Milano online - Corriere della Sera